Una descrizione del quartiere che ci piace molto, e non solo perchè l'abbiamo scritta noi!

La sorte mi ha affidato l’onere di parlare del mio quartiere, la mia Itaca. Il posto dove, dopo ogni peregrinazione più o meno lunga, sono sempre voluto tornare. Non è semplice spiegare il come od il perché, si tratta di mettersi a nudo e scoprirsi. Nemmeno Lacan potrebbe salvarmi!

Centocelle è passione pura. Ce la portiamo dentro da sempre, da quando nel 1921 alcuni coloni provenienti dalla Ciociaria la fondarono. Da quando i cittadini si fecero partigiani, pur tra mille distinguo. Da quando si fece il ’68 e nel ’72 Zarrillo portò il prog a Roma, o Luigi Bonanni il punk nel ’77. Centocelle è sempre stato questo, punto d’incontro di anime e culture, sperimentazione e abbraccio, popolo. Accoglienza, lotta, solidarietà. In quale altro modo si potrebbe definire la passione? Etimologicamente, da Pathos, “esperienza, sofferenza”; ah, il Rocci! Dal 2017 siamo anche medaglia d’oro al valor civile per la  Resistenza ed abbiamo ben sei pietre d’inciampo.

Non mi piace parlare di periferia perché è concetto geometrico e non geografico. Proviamo ad evitare le classificazioni. Il quartiere ha la forma del castrum romano con lo schema a griglia e una struttura con cardo e decumano, fatto apposta per incontrarsi e non perdere mai l’orientamento. Convivono pacificamente tante parrocchie e tre moschee, con altre confessioni religiose. Ci sono tante comunità diverse (qualche descrizione la trovate qui), il centro sociale più grande d’Europa e la sede dei salesiani che costituisce un modello formativo. Se esci di casa sai già che incontrerai qualcuno, finirai al bar e tua moglie ti verrà a cercare.

I muri sono ormai abbelliti da un ricco circuito di street art, perché questo è luogo di incontri, di mix e quindi di sperimentazioni (l’avevo già detto?). Il quadrilatero che siamo è grande, ospita circa 60.000 anime (quanto la città di Carrara), tanti studenti.

Ci sono, e questo quasi non si vede quasi più da altre parti, tantissimi bambini e coppie giovani e una rete straordinaria di artigiani e librerie. Fino al rogo della “Pecora Elettrica” erano 7 di cui due specializzate per bambini e ragazzi, un record nazionale. Francamente di fronte a tutto questo, essere o meno periferia non mi interessa. Mi piace soffermarmi sullo stupore delle persone che vengono da altri quartieri durante le esplorazioni che proponiamo per comprendere quanto gli stereotipi siano duri a morire.

Da più di un lustro abbiamo tantissimi locali da frequentare. Gentrification? Forse, ma non diamo un’accezione necessariamente negativa al fenomeno. Viviamo un’epoca di trasformazione, del resto, e non sappiamo né quando finirà né come.

Ci sono tutti i tipi umani; l’aristocratico, il coatto antico, il menefreghista, il lord e la persona comune. E sono tutti pronti a parcheggiare in doppia fila e ad insegnarvi nuovi insulti. Ma sempre in maniera bonaria, un po’ Califano ed un po’ Alberto Sordi in attesa di Verdone. Ci sentiamo autarchici e fieri, anche quando la Metro C impiega mezza giornata per portarti al lavoro. E possiamo accettare di non piacere a tutti. Ma non considerateci un luogo banale, please. Non lo siamo mai stati.

Vi aspettiamo!

Andrea Martire

Presidente CentRocelle aps

 

Originariamente pubblicato qui https://bit.ly/436sqgq

in data 06 febbraio 2023